Nella mia casa ho riunito giocattoli grandi e piccoli, senza i quali non potrei vivere. Il bimbo che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che era dentro di sé e che gli mancherà molto.

– Pablo Neruda

 

 

L’evoluzione del gioco è l’evoluzione del bambino

Il gioco è il modo in cui il bambino si esprime, conosce se stesso ed esplora il mondo intorno a lui. Il bambino vive nel gioco e sperimenta la libertà perché si tratta di un’attività fine a se stessa, non condizionata da influenze interne od esterne, in quanto rappresenta esclusivamente il piacere di esprimersi e confermare la propria identità.

 

Sia quando gioca in solitaria, sia quando include altri simili, il momento ludico permette al bambino di acquisire ogni elemento della realtà e trasformarlo in qualcosa di “altro”: una palla può trasformarsi nel sole o nella terra, lo zerbino può trasformarsi in un tappeto volante che in un istante lo porta via dalla sua stanza per trasportarlo in mondi lontani.

 

Nel momento in cui entra all’asilo, la fantasia del bambino si evolve.
Dopo la fase iniziale in cui è sempre in movimento, la sua attenzione va a posarsi su qualcosa presente nell’ambiente, spesso sui giocattoli più semplici.
Il gioco nasce spontaneamente da uno stimolo e si sviluppa coinvolgendo tutta la sua energia.

 

Successivamente il bambino passa nella fase in cui gioca partendo da un’idea, decidendo a quale gioco vuole dedicarsi e andando a recuperare gli elementi necessari per portarlo avanti.
Emerge quindi un elemento interiore che lo porta a una sorta di progettazione, un’elaborazione che parte dall’interno per essere rappresentato nel mondo esterno.

 

Giocare aiuta lo sviluppo

Studi specifici condotti in questo campo hanno analizzato la relazione esistente fra il gioco di fantasia tipico dell’asilo e la condotta del bambino negli anni successivi a scuola. È stato dimostrato che il gioco potenzia le doti cognitive necessarie all’apprendimento scolastico.

Inoltre, i bambini dotati nel gioco manifestavano grande curiosità e desiderio di imparare, capacità di relazione e apertura verso gli altri.

 

Il gioco proietta il bambino in un’altra dimensione, nello stato di flow.

 

Il flow o stato di flusso

Hai mai sentito parlare della teoria del flow, ovvero dello stato di flusso?

E’ stato uno psicologo dal cognome quasi impronunciabile, Mihaly Csikszentmihalyi, ad elaborare, a partire dagli anni ’70, la teoria del flusso di coscienza.

Lo stato di flusso è quella sensazione fisico-psichica in cui viene a trovarsi un individuo ogniqualvolta è calato in un’attività che lo assorbe completamente.

Perde i parametri del tempo e dello spazio intorno a lui, non conosce la dimensione dell’ansia o della noia, non si auto-osserva.
È focalizzato esclusivamente soltanto su ciò che sta facendo, con il corpo e la mente in totale sintonia, provando piacere e non sentendo alcuna fatica.

La piena immersione permette alla fantasia di dispiegare le sue ali, ed ecco che il mondo si trasforma, e accadono cose straordinarie.

 

Il gioco nell’età adulta

Da adulti, inseriti e intrappolati nelle abitudini, spesso dimentichiamo i bambini che siamo stati e rinunciamo senza rendercene conto al nostro universo creativo. Ci agganciamo a valori che spesso poco hanno a che vedere con la nostra interiorità: la routine, il desiderio di successo, il possesso materiale, sperimentando frustrazione e una qualità di vita non appagante.

 

Possiamo invertire questa tendenza e cercare di tornare ad essere quelle persone che eravamo nell’infanzia. Accogliendo e sperimentando la nostra creatività, potremo vivere quella ricchezza aggiuntiva in qualsiasi lavoro facciamo, sperimentando la libertà del gioco, la capacità infantile di unire pensiero e fantasia, senza chiedersi il perché, giocando al di là di ogni ricompensa.

 

Se permetteremo che pensiero e fantasia possano crescere e maturare insieme, essi si trasformeranno in pensiero creativo, una modalità che ci aiuterà a pensare e affrontare anche il nostro futuro in modo nuovo e creativo.

Indipendentemente da ciò che crei, non è importante che tu dipinga o scolpisca, oppure che tu faccia il giardiniere, il calzolaio o il falegname.

È importante che ti chieda: sto riversando tutta la mia anima in ciò che creo?

 

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